Noi genitori siamo esseri confusionari, non vediamo l’ora che loro crescano, eppoi quando accade ci lamentiamo perchè ci mancano tutti quei gesti e quelle routine che ci facevano sentire indispensabili ed amati. Una prima riflessione di fronte ad un primo, semplice cambiamento.
Qualche mattina fa, mentre bevevo una tazza di caffè, i miei occhi sono diventati lucidi ed inaspettatamente mi ha colto una nuova emozione. Davanti a me, una semplice scena di vita quotidiana: un uomo armato di brugola, smontava dei lettini. Mentre lui toglieva forma a quegli oggetti io mi smembravo con loro.
Da quando ripenso a questa mia strana e forse se vogliamo “esagerata” reazione, sento pronunciare ad una frequenza inverosimile, la frase “perchè oramai siete grandi.”. La formulo anche io un paio di volte, suggestionata da questo nuovo slogan che nonna e padre con brugola continuano ad usare in giro per casa, di fronte a svariate situazioni, della serie: “dai mangiate bene su… Basta pipì nel pannolino, niente capricci”. (please ragazzi, non esageriamo…una cosa alla volta e che diamine!)
Eppure c’è da dire che i segni di un cambiamento sono ovunque e probabilmente ero io a non volerli comprendere. Al parco si dimenticano di me e considerano gli altri bambini, alti solo qualche centimetro in meno di loro, tutti “picci picci – ovvero molto piccoli”. Si lavano i denti da sole e a tavola stanno sedute più o meno composte, come delle grandi su una sedia.
Mi secca un po’ ammetterlo il ma il distacco dal mondo materno è in atto, e quando lo realizzi è semplicemnte un piccolo colpo da incassare. E pensare che speravo in questo momento da mesi…Ma ora che ci siamo, mi sento invece impreparata (sono certa che un padre tutte ste pippe non se le fa mica!). Dico quindi ufficialmente addio a quel gesto che mi vedeva chinata in maniera estrema per un bacio della buona notte, alle mie sonnanbule prese notturne e alla ginnastica mattutina a favore del colpo della strega, che iniziava subito dopo che quelle due sillabe ti buttavano giù dal letto: MaaaaaMmmmmAAAA!
Guardando alla nostra esperienza con la nanna con quella che io chiamo “culla/lettino”, devo dire che le uniche semplici regole che hanno sempre regnato in casa nostra sono state:
1. Ci si addormenta presto (max h 9)
2. Ognuna lo fa nel proprio letto.
3. Se per qualche ragione, di notte ci sarà l’invasione del letto di mamma e papà, ok starete un po’ con noi , ma poi tornerete da dove siete arrivate.
Lui che io chiamo spesso “il Milanese” ha sempre avuto un approccio più ferreo in materia di regole, e mi ha aiutato moltissimo a portare avanti questo “imperativo dall’aria tedesca”, quando per stanchezza o svilimento ero magari li li per cedere. Guardandomi indietro e trovando un finale a questo primo capitolo chiamato “lettino” vi dico che per evitare l’anarchia nella nanna e lo scombussolamento generale, cosa e che in una twins family ti coglie quando meno te lo aspetti, è fondamentale rispettare delle regole e non tornare mai indietro sui propri passi e metodologie, perchè quegli adorabili bambini sanno essere molto scaltri.
Ora si è appena aperto un nuovo capitolo fatto di due letti bianchi, misura nani di biancaveve e dotati di spondina, con “due pecorelle gemelle (ovviamente) sulla testata”. Una bella ventata di sensazioni ci ha avvolto tutti…
C’era uno stato di euforia il giorno dell’acquisto quasi come l’arrivo di Babbo Natale. (creare delle aspettative serve per accentuare nuovi desideri)
Per due notti c’è stata tanta irrequietezza. Rumori e sonni interrotti. Frignate e pianti. Io addiruttura temevo che se ne andassero in giro per la casa ho dormito malissimo. No comment ai mei pensieri e preoccupazioni.
La terza sera, nella casa degli spiriti sembrava esser tornata la quiete, finchè non le abbiamo ritrovate, entrambe, accovacciate nel corridoio adiacente la loro stanza, in attesa che qualcuno andasse da loro. Che scena buffa!
Poi la qualità del sonno delle Killers è migliorata nettamente (in assoluto anche rispetto alle culle) e nel giro di pochi giorni siamo tornati ad essere una famiglia capace di intendere e di volere.
Una nuova abitudine si è già inserita nella mattina prima ancora del caffè. Quella di ritrovarsi una delle piccole di fianco al nostro letto che cerca di salire e ti chiede “Mamma, Papà… Aiuti me!”. Mentre l’altra, senza dire nulla, gioca al buio nella sua stanza in stato di totale pace e apparente stranezza, e poi dopo un po’ci viene a trovare. Viva la diversità!
Insomma c’è adesso un nuovo modo di iniziare la giornata, dall’aria viziosa, dolce e consapevole. Eppoi c’è anche più spazio…Forse è solo una sensazione ma senza culle si sta meglio!
Chiudo, portando sotto la vostra attenzione un bellissimo articolo letto proprio qualche giorno fa sul sonno infantile apparso sul blog Eticamente, in cui un’educatrice parlava dei bambini e della voglia costante che hanno nel cercare attenzione nei loro genitori, in particolare la mattina presto, oppure la sera prima di addormentarsi. Il suggerimento che lei da (e che ho fatto mio in questo momento e fase) è di non condannare la spontaneità di questi gesti. Sono comportamenti passeggeri ed è meglio quindi goderseli perché come lei stessa scrive, citando le parole della Montessori quel piccino che vi ama crescerà e scomparirà.
Chi vi amerà come lui? Chi vi chiamerà andando a letto, dicendo affettuosamente: “stai qui con me” anziché dire con indifferenza: “buona notte”? Chi desidererà altrettanto ardentemente starci vicino mentre mangiamo solo per guardarci? Noi ci difendiamo da quell’amore – e non ne troveremo mai un altro uguale!- e diciamo inquieti: ” non ho tempo, non posso, ho da fare!” mentre in fondo pensiamo: “bisogna correggerli, i bambini, se no si finisce per essere loro schiavi”. Desideriamo liberarci di lui per fare quel che ci piace, per non rinunciare ai nostri comodi.
Il Giardino dell’Infanzia, di Maria Montessori. Garzanti Editori
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