Fly Diaries

RITRATTO DI FAMIGLIA QUASI PERFETTO

19 Gennaio 2015
Cosa centrano quasi 80 masculi, giovani e di bella presenza che sfilano in passerella vestiti di tutto punto e la cosa più importante della nostra vita…ovvero la famiglia? State a sentire..
Sabato 17 gennaio ho avuto il piacere di assistere ad un bellissima sfilata che ha aperto la Milano Fashion Week. Lascerò da parte per questo racconto tutte le velleità fashioniste e tutte quelle storie di addominali scolpiti e di (troppo)giovani sorrisi sexy, per concentrami su qualcosa di insolito che ha incantato il mio sguardo. Mi concentrerò quindi sull’aspetto che più mi ha catturato e che di certo quando non avevo questi “occhi da mamma” non avrei colto perchè mi sarei  concentrata esclusivamente sui quei corpi che fluttuavano in passerella e non come è accaduto in questo caso, su quello che c’era dietro!.

Era la sfilata di Dolce&Gabbana ed il tema della famiglia era al centro del tutto. L’invito già lo dichiarava con
quelle foto dall’aria retrò e quella scritta fatta volutamente con l’uniposca che diceva: I LOVE FAMILY.
E così il fashion system ha smesso per un tratto di essere altezzoso e distante per avvicinarsi a quanto di più essenziale e profondo c’è: “La Nostra Famiglia”. A colpirmi è stata non solo quella frase “amore per sempre” impressa sui bomberini indossati da qualche fascinoso modello sale e pepe tirato per l’occasione fuori dall’armadio; ma quel  meraviglioso tableau vivant composto da più di 30 persone messe alle loro spalle, trasformati per l’occasione in una incredibile scenografia vivente.Tanti piccoli nuclei famigliari riuniti davanti ad un fotografo invisibile, pronti per essere ritratti nello scatto più importante.
Durante i 10 minuti in cui si è consumato rapidamente lo show, loro sono rimasti sempre fermi nella loro posa più elegante. Tra le famiglie (vere) di figuranti, c’erano anche cinque piccolissimi tra i 0 ed i 4 anni che hanno mantenuto una perfetta posa per tutto quel tempo.
Dal loro volto e dalla loro mimica non è mai emerso alcun disagio o insofferenza a questa atipica situazione.  I due piccoli bambini dal caschetto castano erano appoggiati al petto della madre e della nonna come se fossero sulla poltrona di casa ad ascoltare la storia della buona notte. Anche la più piccolina che avrà avuto neanche 9 mesi non si è mai spostata di un centimetro dalle gambe materne; mentre il fratellino di circa tre anni è  rimasto fermo a scrutare questo bizzarro mondo, protetto tra le braccia del padre.
Nessuno di loro ha fatto un movimento per 10 minuti.
Nessuno ha sorriso nè accennato un lamento.
Il mio sguardo non è riuscito a staccarsi da questo capolavoro di perfezione dove coabitavano immobilità e fierezza, distanza e familiarità… rigorosamente under 5!
Sono ancora qui da più di 3 giorni a  chiedermi come sia possibile.
E’ vero che l’emozione, l’imbarazzo a volte immobilizza…e quindi magari quei piccoli nanerottili erano semplicemente un po’ spaesati di fronte a quella messa in scena, alla luce, alle persone… ma la cosa incredibile è che non hanno mai fatto trapelare nulla! Sono stati pazienti.
Penso che a volte tendiamo a sottovalutare quello che un bambino possa fare grazie al nostro aiuto e ai nostri insegnamenti. Abbiamo probabilmente paura delle loro reazioni e per questo non gli permettiamo di mettersi alla prova. Io avevo l’ansia di andare con due sul tram…ed invece da quella prima volta  loro sono sempre state bravissime sul “ciuf ciuf” (anzi con me le definirei impeccabili).
Avevo timore di andare in piscina da sola con loro…ma dopo un po’ di indecisione non ho voluto rinunciarvi perchè ero in minoranza, ovvero 1 genitore a 2 pupe. E così un giorno, armata di determinazione e giubbotti anti-annegamento, le ho portate finalmente a fare nuoto libero.Proprio in queste settimane stò leggendo un delizioso libro che si chiamail Metodo Maman“, l’autrice Pamela Druckerman attraverso studi e confronti mette in evidenza in questo romanzo/saggio quelle che sono le “doti” dei bambini francesi. Bambini fortunati loro…perchè a quanto pare i loro genitori sembrano avergli insegnato più degli altri l’arte della pazienza e dell’attesa. Da quanto emerge in uno dei primi temi di cui parla, fin da piccoli i genitori insegnano il concetto del “saper gestire le attese”. Non è importante che si tratti di non mangiare un dolce appena sfornato o si stia seduti in una sala d’attesa o in uno spazio poco “baby friendly”. Se si insegna al bambino a saper aspettare lui farà di quest’arte un grande tesoro per il futuro. Saper aspettare significa non lamentarsi di fronte ad un piccolo momento di noia, significa comprendere di non essere al centro di tutto. Significa quindi sapersi comportare nelle più svariate situazioni.Ecco è qui il punto..e qui forse la risposta a tutto!
Mentre scrivo questo post trovo uno scatto che ha più di 30 anni in cui sono tra le braccia di mia mamma, con mio nonno Giuseppe e mia zia Mariagrazia. Loro sono tutti bellissimi: nei loro volti fierezza e gioia e la voglia di farsi ritrarre in questa foto di famiglia. Io sono la piccola cinesina che frigna, di certo ben lontana da qualsiasi attitudine che appartiene a quei bambini dalla posa perfetta, capaci di essere pazienti e che mi hanno tanto impressionato ed ispirato in questo racconto. Ma daltronde ognuno ha il suo ritratto di famiglia… E questo meravigliosamente imperfetto, è il mio!

Il Mio Ritratto di Famiglia

 

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