Avere due figli molto vicini di età, o addirittura gemelli, fa si che sia difficile per un genitore parlare di “Esclusività”. Qualche riflessione su questo tema. E voi che ne dite?
Esclusività è una parola che purtroppo non appartiene troppo al mio vocabolario da mamma.
Aimè avere due figli, in più in un colpo solo, temo porti a pronunciare spesso una frase del genere.
Ricordo che in sala parto ho avuto la possibilità di riprendere fiato giusto qualche minuto e poi mi sono dovuta ri immergere immediatamente in un flusso di contrazioni per far si che anche la piccola Emma aprisse i suoi occhi al mondo. In quegli istanti senza tempo (2 minuti esatti di orologio per la vita reale) ho visto la mia bimba e ho pensato per un attimo che c’era solo lei. E’ bastato un urlo incazzato dell’ostetrica per riportarmi alla realtà, distogliermi da Nina e a farmi concentrare sull’altra piccola. E così siamo andati avanti da allora fino ad oggi.
E’ stata una tale full immercion che raramente mi sono riuscita a godere solo ad una delle mie due figlie in maniera assoluta. E’ accaduto principalmente quando una delle due era malata. Ci davamo i turni tra me ed il papà ed uno di noi, pomeriggio o mattina usciva con l’altra a fare un giretto e a vivere qualche “momento speciale”. Ci è sempre piaciuto chiamarli così questi rari attimi di paterna e materna esclusività (per l’appunto).
C’era il piacere assoluto di godersi solo lei,c’era la leggerezza di averne solo uno che ci trasformava in genitore modello. C’era l’evidente consapevolezza che”tua figlia” e non “la gemella”, in quel momento stava toccando il cielo con un dito e tu eri solo per lei. Ovvio che prima o poi veniva fuori il nome di quella che mancava e partiva un pensierino per lei, ma poi egoisticamente tornavamo tutti al nostro momento speciale. E così in questi anni quella teoria dell’esclusività che dice di dedicare del tempo solo ad un figlio (il consiglio più trendy nel mondo dei neo “bi-genitori”) per noi devo dire che è venuta sempre mancare. Mille promesse, pochi fatti.
Non so se questo sia un bene o un male a livello pedagogico e quindi sia stato un male in termini di “crescita comportamentale per i gemelli” (parolone insomma) e che questo le abbia rese delle sorelle “modello Cozza”. Non so se siamo quindi colpevoli di non aver mai sviluppato questa sensazione, ma le abbiamo portate al contrario a trasformarsi in molluschi. Tuttavia a questi dubbi amletici che spesso affollavano i miei pensieri giusto qualche giorno fa ho avuto una prima naturale risposta. Diciamo una pacca sulla spalla.
Emma ha deciso di rimanere da sola a dormire da mia mamma. Sapeva che Nina non voleva, ma ha scelto di farlo comunque. Ha scelto di viversi il suo primo momento esclusivo. So che per molti di voi potrebbe essere una cosa del tutto normale, ma per me ve lo assicuro non lo è stata. Ce ne siamo tornate a casa senza un pezzettino di noi, stranite e con un passeggino singolo preso in prestito da Nonna Adry. La notte è andata alla grande, Emma a detta di mia mamma non ci ha mai nominato, mentre Nina perplessa si muoveva per casa godendosi tutte le coccole che per la prima volta oltretutto erano da parte di entrambi i genitori. Eslusività assoluta per tutti.
L’indomani mattina ci siamo abbracciate sotto casa e siamo andate all’asilo insieme come nulla fosse.
Morale della Favola: Non sempre noi genitori siamo in grado di capire cosa è bene e male. E a volte sono i nostri figli a farlo per noi e a capire quando è il giusto momento di iniziare. Brave bimbe!
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