Da quando sono diventata mamma sono cambiate tante cose: il rapporto con gli amici, con la mia famiglia, con lui, con il mio corpo ed ovviamente anche con il lavoro.
Con le persone è stata una rimessa in gioco costante e con il tempo gli equilibri hanno assunto presto nuove forme. Con la versione carnale di me stessa devo dire che ogni 6 mesi tendenzialmente ho pagato un conto piuttosto salato (i fisioterapisti costano) e questo finché non mi sono impegnata a riconsiderarmi elemento a mia volta importante. Il mio corpo non solo aveva bisogno di riprendersi ma voleva tornare a sudare, allungarsi, nutrirsi al meglio….ed io finalmente ho iniziato a dargli retta.
Con il lavoro è stato diverso. All’inizio è andato tutto bene ma un bel giorno quando le bimbe avevano due anni e mezzo mi sono beccata un bel “grazie di tutto” da parte della cara azienda dove avevo lavorato negli ultimi 4 anni. Un progetto finiva e nessuna riorganizzazione o nuove prospettiva per un team… Men che meno per una neo mamma. Ovviamente in quel momento trovarsi a casa più che una nuova sfida, vi posso dire che è stata una bella sola.
Ma le cose accadono, dopo un po’ le elabori, ti fai forte e vai avanti. Era il momento giusto: uno schifo a livello generale contrattuale e quindi diventare una free lance era l’unico modo per fronteggiare il momento e darsi pure un tono!Prendere il meglio, lasciare il peggio.
Ma veniamo a noi e a questo post perchè vorrei rispondere pubblicamente ad una domanda che ultimamente mi è capitato di sentirmi fare… Ovvero “Com’è la vita per una mamma lavoratrice free lance?
Essere una libera professionista ha effettivamente notevoli benefici: orari, flessibilità e libertà. Il tuo tempo te lo gestisci. Lo spazio lo gestisci tu. Lavori un po’ fuori, un po’a casa, un po’ in giro, un po’ nei bar, negli uffici di appoggio, nei coworking…Ma a tenere tutto sotto controllo.non bastano un’agenda, nè uno smartphone sempre illuminato (pure quando le addormenti per risponder alle ultime mail) nè tutti gli aiuti del mondo. Questo ruolo “free” richiede una dose immensa di organizzazione che comunque va costantemente a rivedere i suoi piani per via di una febbre, di uno sciopero, delle nonne in vacanze, di padri che salvano il mondo e tornano tardi, della telefonata impegnativa che ti arriva mentre gli stai facendo il bagnetto.
Insomma questo termine “libera” (che precede professionista) e che molte donne e mamme si portano addosso è vero che ci da un’aria easy ma richiede un culo come non pochi. Quindi non fatemela facile! In ogni caso una volta capito il meccanismo e chiarito anche agli altri questo argomento (mariti in primis) vi assicuro che però il vostro status di”libere professioniste” vi renderà più più forti. E fiere! Avere dei figli e continuare a lavorare non è per niente come nulla fosse (cosa che a troppe volte si vuol far credere) e penso che sia una cosa buona e giusta se le persone che ti circondano ne siano davvero consapevoli.
In tanti devono capire: dai figli che se poco poco crescono, appena ti vedono meno ti vomiteranno addosso amabili sensi di colpa (perchè si sono ben abituate ad averti ballerina ed acrobata) . A tua madre, che con un tono timido ti chiede se oggi lavori o meno, e te lo chiederà anche l’indomani e quasi tutti i giorni. Al tuo compagno che si deve mettere in mente che anche se una persona lavora in casa, magari ha diritto a trascurare tante cose come lui che ha la scrivania in un ufficio con tanto di macchinette per il caffè nel corridoio. Al tuo ambiente di lavoro…che può chiederti tutto ma fino ad un certo punto.
No panic forse ci vorrà un po’…magari 6 mesi…qualche sola, qualche pianto, l’arrivo di qualche progetto bello in cui credere e che a sua volta crede in voi e vuole voi perchè siete la persona giusta!
Insomma nessuna paura perchè avere delle certezze, può essere ancora più efficace rispetto alla loro trascrizione su contratto. E quindi oggi dico grazie a quel salto a bomba (o meglio a quella bomba) arrivata ben due anni fa…perchè se non fosse successo, non mi sarei messa in gioco e non vi racconterei con fierezza la mia storia. La stessa che racconto a qualche amica che magari oggi vede crollare i suoi ideali da professionista il sistema sembra remargli davvero contro.
A volte mettersi in gioco (o saltare) può essere un bene…che ne dite? Io dico di si!
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