Qualche giorno fa su Internazionale c’era un articolo molto interessante sul mondo dei Gemelli. Dietro un titolo dall’aria cliccabile “Sopravvivere alle domande sui figli gemelli” si celava il punto di vista inteligente, pragmatico e diretto. Tracey Thorn, musicista e scrittrice britannica ha fatto un rapido giro panoramico attorno ai luoghi comuni in materia, che sembrano più interessare le persone. In merito a quella gettonatissima domanda “Parlano una lingua tutta loro?” che sentiva ripetersi molto spesso quando le sue figlie erano piccole, questa Twins mamma dall’approccio poco masochista, mi svela che il termine Criptofasia, serve per descrivere proprio questo fenomeno. Leggo e cerco qualcosa in più su questa Criptografica parola.
Dicono in sostanza che sia un linguaggio inconscio, spontaneo, che prende forma tra i 2 ed i 4 anni e che può persiste nel tempo e tendere a sostituirsi anche al linguaggio ufficiale.
Su questo tema, Tracey dice esattamente questo: “ ricordo di aver dovuto faticare, quando le mie gemelle erano piccole, per massimizzare l’attenzione individuale ed evitare questo tipo di ritardo nell’apprendimento del linguaggio”.
Mi soffermo a riflettere proiettando questa domanda nella mia vita…
Ad oggi non so ancora bene se nelle mie piccole si sia attivato o meno questo processo del “Twins Talk“.
Loro hanno iniziato a parlare da poco, se vogliamo anche con un leggero ritado rispetto ai loro coetanei, ma come tutti i bimbi della loro età, storpiano le parole, le trasformano e si contaminano a vicenda. Se una delle due inizia a chiamare i due simpatici scoiattolini della Disney “Pich e Poch” al posto di “Chip e Chop”, allora succede che l’altra assimilerà immediatamente questo termine, e per un po’ diventerà impossibile toglierglielo dalla testa di entrambe.
Loro hanno sempre usato il proprio nome prima di iniziare ogni frase, quindi ad una frase come questa: “Emma Uole pappa Mamma” seguirà presto un’altra frase strutturata allo stesso modo “Anche Nina Uole pappa Mamma“. Riguardo questo aspetto non penso che si tratti di nessun codice linguistico specifico ma di un normale, nonché logico, modo per rimarcare la propria identità visto che ripetutamente si sentono chiedere ” e tu chi sei…?!?”.
Penso che dietro questa speculare modalità di strutturare le frasi o adottare parole ad hoc che solo loro capiscono, non ci sia veramente (ancora) un linguaggio segreto, perché da che mondo e mondo, i bambini si lasciano influenzare e ripetono quello che sentono. Loro si ascoltano di continuo e altrettanto comodamente si ritrovano nei reciproci errori linguistici.
Neanche un mese fa, davanti ad una macchinetta del caffè, parlavo proprio di questo tema. Io sorseggiavo una terribile bevanda al ginseng ed Alessandra la sua solita cioccolata calda. Entrambe cercavamo la carica per una nuova giornata lavorativa e parlavamo un po’ di noi. Le raccontavo che in casa stava prendendo forma un linguaggio buffo ed affascinante che mi divertivo tantissimo ad ascoltarle e che non sempre riuscivo bene a capirle, mentre loro comprendevano perfettamente quelle frasi apparentemente senza senso. E poi che Emma aveva iniziato a parlare per prima, ma era stata inseguita e presto superata da Nina.
Lei mi ha detto scrivi tutto mi raccomando…e poi mi ha spiegato il perché! Ha sempre annotato tante parole dette da suo figlio Andrea fin da quando era piccolissimo, a seguire le sue frasi ed infine parte degli strepitosi discorsi. I suoi appunti sono diventati un libricino che ho avuto la fortuna di sfogliare e che ho trovato incredibile. Suo marito è un giornalista e lei è una grafica, insieme un giorno hanno deciso che sarebbe stato bello dare una nuova forma a tutti quegli appunti presi nei mesi e negli anni e tenerli tutti insieme. Una perfetta e semplice idea che unita alla sua tenacia, al suo humor e intelligenza ha dato vita ad un risultato bellissimo suddiviso in vari volumi. Io ho visto il primo, che riguardava i primi 5 anni della vita di Andrea.
Penso che sia un progetto unico, molto più affascinante delle tante foto e dei video che scattiamo compulsivamente ai nostri figli. Sono certa che una volta archiviata la difficoltà iniziale e la pigrizia dal tornare a prendere in mano una penna, sia qualcosa di molto bello da realizzare per i propri figli. Lo è di certo per me, in quanto mamma di gemelli, piuttosto diffidente dai luoghi comuni, in cerca di capire qualcosa in più sulle sue (solo apparentemente) identiche figlie. Ho voglia di catturare e comprendere le incredibili sfumature, non solo comportamentali, ma anche linguistiche che contraddistinguono le mie piccole e che non sempre sono in grado di cogliere. Forse ho trovato un modo…
Ho fatto così qualche domanda ad Alessandra e lei mi ha spiegato meglio…mi ha passato la sua ricetta… Prendete nota, e se vi piace provate a realizzare questo piatto per l’anima e la memoria.
Ingredienti: capacità di ascoltare, curiosità, divertimento, passione.
Tempo di preparazione: a discrezione dello chef. Può essere cotto velocemente: il primo anno, i primi due anni…oppure lentamente, come ha fatto lei: un volume riferito ai primi 5 anni. Poi si può proseguire come meglio si crede…ovviamente (mio pensiero) finché un figlio potrà tollerare vedere un genitore trascrivere quello che dice, senza cercare di dargli fuoco.
Consigli per la degustazione: servire accompagnato da foto espressive e disegni. Possibilmente in bianco e nero perché catturano di più l’essenza di uno sguardo o di un momento.
Ma andiamo alla chiacchierata fatta con Alessandra…
Cosa deve fare un genitore per dare vita a questo progetto?
In primis direi essere in ascolto, un ascolto silenzioso, attento e stupito. Poi divertirsi ad ascoltare, e probabilmente avere voglia di prendere spunto da loro, dai bambini.
Cosa ti ha spinto ad annotare tante parole e che metodo hai utilizzato?
Ero stupita e divertita dai versi emessi e poi dai suoni e dalle prime parole, tanto che, talvolta, mi sorprendevo a ripeterli da sola. La trascrizione delle parole prima e delle frasi poi, come e dove si può, tanto per non disperdere tanta preziosità. La casualità nel prendere ‘appunti’ è la formula a cui ci si abitua più facilmente in questa circostanza. Importante sempre se possibile indicare almeno una data (anche solo l’anno).
Qual’è il criterio selettivo che deve portare alla trascrizione delle parole?
Non credo si possano stabilire criteri scientifici per selezionare questo ‘materiale’, quello che ognuno ritiene significativo si tiene. Qualche volta non ho preso in considerazione parole più universalmente ripetute dai bambini, dunque a mio avviso meno personali.
Mi suggeriresti un metodo per organizzare le cose?
Posso suggerire il ‘metodo’ adottato da noi, come riportato nel primo libretto (9 – 23 mesi…poi dai 24 ai 36 mesi…e poi per annate) semplicemente per una migliore organizzazione del materiale trascritto, la data aiuta molto soprattutto nei primi 10 anni!
Qual’è la cosa che ti piace di più e ti emoziona nel rileggerlo?
Il fatto di poter riascoltare in qualche modo il loro stupore, il fatto di aver fissato i loro stati d’animo, il fatto di non aver disperso nulla. Mi emoziona fermare un attimo il tempo.
“Più veloce del Mai” un magico progetto che sogno di realizzare.
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