Avere delle cisti per una trentenne è normale. Quasi tutte a questa età ce l’hanno. Le scuole di pensiero sono due: gastrite verso cistite e se non ne fai parte sei out! Un po’ come 15 anni prima, quando arriva il ciclo nella tua vita e se non soffri allora non è vero che sei diventata una donna. Non ho mai capito il perché ma le adolescenti sottomesse al menarca (il gioco di parole è facile) innescano piu’ interesse nella società. Per i genitori sono povere fanciulle sofferenti che in casa hanno un potere assoluto per minimo 3 giorni. A scuola possono liberamente riscaldare il banco ed almeno una volta al mese non fare educazione fisica. Dulcis in fundo, in quei giorni li, per i ragazzi sono degne di uno straniante rispetto..sarà per il seno che si gonfia o per il vittimismo innato…sarà..! Questa cosa ha destato in me sempre una certa curiosità e fascino, perché infondo anche io a 14 anni avrei voluto fare un po la vittima, prendere un moment e rimanere con il diario in mano mentre gli altri correvano avanti ed indietro per la palestra. Ma si vede che fin dai tempi dei tempi, quella non era la mia natura. Io ero della pasta donnina sportiva e non lamentosa. Sedici anni dopo sono ancora così!
Ad oggi però mi ero convinta che anche per me, Maya o non Maya, fosse in previsione una prima catastrofe che avrei scoperto con l’avvento del temuto 2012, e che molto probabilmente ero vittima anche io di qualche disagio tipico dell’universo femminile. Chiamo il numero verde e prenoto un’ecografia. Nel giro di 3 giorni alle 15 in punto, fuggendo dal lavoro come una ladra, finisco all’ospedale Buzzi di Milano. Più full di questo periodo non ce n’è: ho la fashion week già nella testa ed in più oggi c’è una riunione di redazione h 17 dove si discuterà delle varie attività da fare durante la sfilata. Beh mi dico “via il dente via il dolore”, così usciamo dalla suspance e magari dopo aver scoperto il mistero di questo benedetto ciclo che non mi torna smetto di essere pure pazza.
Arrivo all’entrata del Buzzi ed un signore con i baffi mi dice di seguire il pesce rosso. Non capisco bene, ma facendo qualche passo piu’ in la vedo Nemo ogni 20 metri per i corridoi dell’ospedale. Se sei al Buzzi e sbagli animale ti ritrovi nel reparto di ortopedia o peggio ancora elefante=malattie infettive. Ma io avevo Nemo che, come in Mary Poppins quando si tuffa nel disegno a carboncino, mancava poco che si animasse per accompagnarmi di persona davanti all’accettazione. Prendo ticket, pago ticket. La nuova indicazione dell’uomo alla cassa è “adesso segua l’estintore e poi diretta al 2° piano!”- (oddio…immagino che volesse dire vada oltre…ma faccio finta di niente). Le porte del reparto ginecologia si aprono ed un’infermiera mi catapulta alla stanza “ì” come italia , dice lei, e tra me e me io aggiungo “i come irresponsabile” perché questa è la prima ecografia della mia vita. Sono pessima, lo so.
Sono le 3.20 del 16 febbraio, mi siedo e faccio outing. Racconto che è una vita che il mio ciclo mi fa dannare, che solo la pillola per anni mi ha salvata e che da circa 8 mesi ho rimesso le mie ovaie al lavoro con pessimi risultati, tanta attesa, ormone impazzito e un fidanzato di conseguenza vittima del mio status. Tempo di raccontare qualcosa in più su di me..tentare di rispondere alla domanda piu clou di tutte le domande: lei è stressata? Oddio no, mi sembra di no.. Sa è un periodo in cui il lavoro è incasinato e c’è un po’ di apprensione…ma..insomma no..io non sono stressata..stò benone! (se avessi ucciso qualcuno e mi stessero interrogando, avrebbero trovato l’assassino in un attimo). Da buon detective il dottore mi chiede se ho fatto un test di gravidanza. Anche qui “NO” è la mia ultima risposta. Dopo qualche istante per non sembrare una sprovveduta aggiungo qualcosa tipo “come d’altronde le ho appena spiegato è così ogni mese da un po”. Finito il confessionale con la frase tipica che dici ad un esame nel momento in cui sei impacciato e vuoi sviare il confronto, mi accomodo su una gelida poltrona. Dopo qualche attimo che è iniziata la sua caccia al colpevole, ta ta ta tan…tempo di dire “HALLO” alle mie parti piu’ intime ..e lui pronuncia la frase magica: “ma che cisti e cisti signora, qui abbiamo un bimbo e anzi a dire il vero io ne vedo due! Lei è semplicemente incinta, come dire molto incinta!
Alla parola “molto in” aveva già girato il monitor e messo questa giovane donna davanti il fatto compiuto. In quel momento avrei voluto spiegare al dottore che ero cresciuta con gli spot anni 90′ della Barilla e momentaneamente ero un tantino, come dire SCIOKKKATA (con tre k) perchè a dire il vero questo momento me l’ero immaginato un po’ diverso. Puntavo ad un tocco classico della serie: dopo che Lei aveva fatto il test e aveva trascorso tutto il pomeriggio sognante sul divano di casa, a pensare al futuro e a preparare un’ottima cena, quando il suo Lui sarebbe rientrato dal lavoro, allora, solo allora Lei gli avrebbe detto con una piccola pasta tra le mani: “amore saremo in tre…”. Erano almeno 10 anni che mi preparavo a quel momento…ed invece no! Si vede che non era quello il mio destino e quindi addio frase fatta e by by qualunque rivisitazione e messa in scena ad hoc, perché amore saremo in 4 non si poteva sentire!
Esco dal mio stato ipnotico, sorrido con un’ aria un po isterica e mi godo il battere del mio cuore stile Stomp con annessa scarica di adrenalina in atto. Passo incredula dal monitor al viso di questo sconosciuto signore dall’aria un po gelida, ed artefice dell’emozione piu’ grande ed inaspettata fino ad ora mai vissuta. Se fossi stata in una scena di Grey’s Anatomy avrei detto “you make my day” ma, nella versione real life, ho pronunciato questa semplice ed essenziale frase: “ma che dice, non scherzi..due veramente?! La prego sia serio…perchè nel caso siano gemelli come glielo dico al mio fidanzato? ! lo vedo perplesso, così la butto sull’ironico:
Sicuro sicuro che quindi non sono cisti?
No signora sono sicuro!
………..silenzio….
Wau..ok fico!
Per quanto il dottore parlasse al plurale ed era tutto già ufficialmente al quadrato, io sinceramente vedevo davanti a me solo un pallino bambino con cuoricino pulsante, pechè l’altro era ancora troppo microscopico per essere ufficialmente presentato alla sua nuova mamma. In ogni caso lui imprime il tutto nero su bianco con tanto di frasona che passerà alla (mia) storia “gravidanza verosimilmente gemellare”, cosa che di base vuol dire molto probabilmente, diciamo che al 99,9 % ne sono quasi certo, quindi se ne faccia una ragione.
Abbandonato così il Buzzi, l’ospedale dei bambini (ecco il presagio era già in quel plurale…!) mi rigetto nella giungla urbana e nel tragitto ci do dentro con delle sane e liberatorie urla in motorino. Passando da zona Garibaldi, tra palazzi in costruzione e gru mi sento come una quindicenne che ha appena dato il suo primo bacio. È liberatorio ed è tipo un bungee jumping orizzontale a 50 all’ora sulla mia Lambretta.
Adesso bisogna solo dire a Lorenzo che sarà “verosimilmente” un super twin daddy, poi tornare in ufficio e fare finta di nulla…
Facile no ? 🙂
Volo!
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