Tutti i ricordi hanno un sapore. Ripenso alla mia infanzia, alle infinite giornate al mare e ai pranzi sotto l’ombrellone. Passato, presente e riso al pomodoro. E i vostri ricordi di cosa sanno?
Sono cresciuta negli anni ’80 in Abruzzo. I miei inverni profumavano di pizzette tonde, piccole e morbide, panose e con solo il pomodoro. Le incartavano in una carta leggera che faceva uscire un profumo incredibile da sotto il banco. Sono cresciuta al mare, e così da giugno ad agosto la mia vita prendeva un sapore di salsedine e di pranzi sotto l’ombrellone.
Vivevamo al di la della strada, a 5 minuti dallo stabilimento ma noi eravamo sempre in spiaggia, dalla mattina a sera. In pochi si fermavano tutto il giorno perchè quasi tutti avevano un appartamento li vicino e preferivano sedersi in maniera ordinata e ritagliarsi il giusto rituale con una tavola apparecchiata e la tele di sottofondo. Per me era diverso, mia mamma era davvero giovane (neanche trentanni quando io ne avevo 7) e non aveva alcuna costrizione dall’aria familiare. Amava stare al mare con me e vivere l’estate con leggerezza. Preparava a volte un panino, altre un’insalata di riso, oppure una pasta fredda o una caprese. Pranzare significava per noi avere la sabbia sotto i piedi ed una gran fame dopo gli infiniti bagni della giornata.
Sono trascorsi 30 anni e le cose non sono cambiate. Usciamo la mattina e rientriamo il pomeriggio tardi, dopo la nanna, l’ennesimo bagno, il gelato e gli ultimi castelli. Da quando siamo qui al mare abbiamo sempre mangiato in spiaggia: ora più organizzati, ora meno, ora alle 11.45 ora alle 2…Con la salsedine addosso ed i costumi spesso bagnati. In tre o in tanti, ispirati dal momento, dagli ingredienti del frigo e dalla spesa del giorno.
Il piacere di non dover abbandonare tutto per tornare a casa, farsi una doccia, cambiare luce, preparare mangiare e sedersi trionfa sempre. Per me il cibo è semplicità e non solo nella sua essenza e sapore, ma anche nel modo di essere consumato.Basta un po’ di organizzazione mattutina nella preparazione, un thermos, un’ombra sopra la testa per proteggersi ed è fatta. Il piatto di ieri servito per tutti i commensali sul lettino ad esempio era semplicissimo ed è in assoluto il preferito di quest’anno delle piccole. Lo era anche il mio a dire il vero nei mitici anni ’80…
E così il passato e quel sapore di mare e riso al pomodoro tornano nel presente.
- Olio, cipolla fresca e pomodoro in bottiglia (quello della contadina, fatto l’estate prima e messo nella bottiglia di Birra)
- Un pizzico di sale e un goccino di latte come faceva mia nonna Edvige, di Varsavia (era il suo segreto)
- Il sugo cuoce lento…L’acqua intanto bolle, e poi arriva il riso.
- Qualche foglia di basilico fresco sopra un riso inondato di sugo che così non rimarrà mai asciutto.
Il coperchio del contenitore di plastica continuerà a tenere caldo il riso rendendolo un po’ polpettoso (cosa che i bimbi amano da matti, così come mangiarlo in un bicchiere di plastica che verrà riempito tante e tante volte)
Grazie a Riso Gallo, per avermi chiesto di guardare indietro nei miei ricordi e raccontarti la mia storia…
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